Falesia policromuro, Massone
Quando mi chiedono se sono il miglior arrampicatore al mondo rispondo di no, non lo sono. Credo di essere quello più efficace, se così si può dire. Quest’efficacia deriva solo in parte dalla preparazione fisica. Ciò che conta davvero è la condizione mentale, sono i traguardi che mi pongo, i limiti che riesco a superare e la mia capacità di rialzarmi dopo una sconfitta. Questa è una cosa che ho imparato da solo, cadendo molte volte.
I miei genitori sono stati importantissimi, mi hanno trasmesso la passione per l’arrampicata e fin dall’inizio ho sempre avuto il loro pieno appoggio, ma non si sono mai imposti con piani di allenamento o cose simili. Sono sempre stato io l’allenatore di me stesso, o al massimo ho condiviso gli esercizi con i miei amici. Forse è poco usuale come metodo e sicuramente sono stato un bambino diverso dagli altri, ma nel mio caso ha funzionato.
In qualche modo, doverti prendere cura di questo aspetto ti responsabilizza, ti fa maturare e quando è il momento ti aiuta a scegliere gli obiettivi, che devono essere ambiziosi, certo, al limite delle tue possibilità, ma allo stesso tempo realistici. Il tuo compito è di crescere assieme alle tue sfide.
Ora giro il mondo con le gare e con i miei progetti di arrampicata, ma mi piace tornare spesso qui, sul Garda, dove venivo a scalare da piccolo e dove ho vissuto tante soddisfazioni per la mia carriera. In vent’anni le cose sono cambiate parecchio. Ricordo che alla fine degli anni ’90 Massone era incredibile, una delle poche falesie davvero strapiombanti che offriva movimenti estremamente duri e atletici.
Le vie però erano poche e, con l’aumentare dei climbers, nel giro di poco tempo diventarono unte e ci fu un declino. Alcuni amici miei della Repubblica Ceca smisero addirittura di venire. Ora le cose sono cambiate: la valle del Sarca sta attraversando una seconda primavera. Sono state liberate molte palestre nuove, come a Padaro, in cui si possono trovare gradi facili adatti ai principianti che vogliono cominciare assieme a giri veramente duri e di alto livello come 9a o più. Anche lo stile è diverso, ora si cercano linee più moderne, più fisiche, preferendo alla progressione classica passaggi spettacolari su canne o stalattiti.
Oggi, quando metto le mani sulla roccia, anche se i gradi sono diversi, riesco a emozionarmi allo stesso modo di quando ero bambino. Credo che il segreto sia semplice: mi piace fare quello che faccio, e a dire la verità mi diverto anche a salire gradi facili, perché amo muovermi sulla roccia, a prescindere da tutto. So di aver bisogno continuamente di nuovi stimoli e l’arrampicata in questo mi aiuta perché ogni via, perfino ogni singola presa, è qualcosa di unico e di mai provato prima.
Il climber efficace
Il tracciato del Garda Trek Top Loop incontra più volte, nel suo snodarsi tra le cime del Garda Trentino, falesie famose in tutto il mondo, come la Policromuro a Massone o il Belvedere a Nago.
Proprio qui, sulle pareti della Valle del Sarca, sono state scritte pagine importanti nella storia dell’arrampicata sportiva: dagli esordi con Manolo, Bassi e Mariacher al giorno d’oggi con Adam Ondra e altri campioni che trovano ancora terreno per aprire vie sempre più difficili, vere e proprie sfide ai limiti dell’impossibile.
Adam Ondra è dal 2016 Ambassador del Garda Trentino, ma ha frequentato la zona fin da bambino, apprezzando le innumerevoli possibilità di arrampicata offerte agli amanti del verticale. Proprio poco tempo fa, in compagnia di Stefano Ghisolfi – un altro campione che ha scelto Arco come casa e palestra d’allenamento – ha aperto la prima via 9b del Garda Trentino, la Queen Line.